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Raccontare per guarire:
il potere taumaturgico dello storytelling

Introduzione

L’arte di narrare storie, lo storytelling, non è solo un mezzo di comunicazione, ma un potente strumento terapeutico. Attraverso l’analisi delle neuroscienze e delle tecniche narrative aristoteliche di ethos, logos e pathos, esploreremo come lo storytelling possa influenzare la salute mentale e fisica in un’epoca iperconnessa.

Dalla notte dei tempi, gli esseri umani utilizzano lo storytelling per tramandare tradizioni, conoscenze ed esperienze.

Come Alessandro Baricco ci ricorda:
“Se dalla realtà si sfilano i fatti, tutto il resto è storytelling.”

La narrazione non è solo uno strumento, ma uno stile di vita che permea le nostre azioni, le loro conseguenze e il nostro destino.

Neuroscienze e scrittura curativa

Numerosi studi dimostrano che scrivere e raccontare storie ha un impatto terapeutico significativo.
La scrittura curativa stimola aree del cervello legate all’elaborazione emotiva, riducendo lo stress e migliorando il benessere psicologico. È stato dimostrato che l’atto di scrivere può aiutare 30 le persone a rielaborare esperienze traumatiche, trovando un senso nelle loro storie personali.

Ethos, Logos e Pathos: le lezioni di Aristotele

Aristotele ci insegna che una narrazione efficace deve basarsi su ethos (credibilità), logos (logica) e pathos (emozione). L’ethos riguarda la credibilità dell’oratore, fondamentale per stabilire fiducia con il pubblico. Il logos si riferisce alla logica e alla coerenza del discorso, essenziale per convincere il pubblico attraverso argomentazioni razionali. Tuttavia, è il pathos che ha un ruolo cruciale nell’empatia e nella connessione emotiva. Questo elemento è essenziale per un’efficace comunicazione in ambito medico, dove la capacità di connettersi emotivamente con il paziente può fare la differenza nel processo di cura.

Benefici generazionali dello storytelling

Lo storytelling ha effetti profondi su tutte le età, influenzando lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale.
Adolescenti: Lo storytelling può svolgere un ruolo cruciale nell’aiutare gli adolescenti a esplorare le proprie identità e valori. Fornisce un modo per vedere le proprie esperienze riflesse e validate. Durante gli anni turbolenti dell’adolescenza, le storie possono offrire conforto e soluzioni alle sfide che affrontano. Possono trovare speranza, forza e comprensione nelle narrazioni. Inoltre, impegnarsi con le storie aiuta gli adolescenti a potenziare le loro abilità comunicative, sia nell’espressione di sé che nella comprensione degli altri.

Adulti: Per gli adulti, lo storytelling può essere un potente strumento per apprendere e acquisire nuove prospettive. Che sia attraverso la letteratura, il cinema o narrazioni personali, le storie possono ampliare gli orizzonti e approfondire la comprensione. Lo storytelling può anche essere una forma di terapia, aiutando gli adulti a elaborare esperienze ed emozioni. Offre un modo per riflettere sugli eventi della vita, trovare significato e raggiungere una guarigione emotiva. Le storie condivise possono inoltre favorire un senso di comunità e connessione tra gli adulti, sia nelle relazioni personali che in contesti professionali.
Anziani: Impegnarsi nello storytelling può aiutare gli anziani a mantenere la funzione cognitiva e la memoria, mantenendo le loro menti attive e coinvolte. Lo storytelling permette agli anziani di trasmettere le proprie esperienze, saggezza e valori alle generazioni più giovani, aiutando a preservare l’eredità culturale e familiare. Condividere e ascoltare storie può fornire appagamento emotivo e un senso di scopo per gli anziani, favorendo un senso di appartenenza e continuità.

Lo storytelling nell’era di Dr. Google

In una società iperconnessa, dove molte informazioni mediche sono a portata di clic, il valore dello storytelling diventa ancora più evidente. Il parere di un amico o un blog online rischia di pesare più delle competenze di un esperto. Durante la pandemia di COVID-19, tutti sembravano diventati infettivologi. In un contesto in cui la disinformazione è dilagante, lo storytelling scientifico autentico, memorabile e basato su evidenze come, ad esempio, la campagna sul corretto uso degli antibiotici dell’Istituto Superiore di Sanità può aiutare a ristabilire la fiducia e promuovere una comunicazione più empatica e comprensibile.

Il parere di un amico o un blog online rischia di pesare più delle competenze di un esperto. Durante la pandemia di COVID-19, tutti sembravano diventati infettivologi.

La prima storia non si scorda mai
Il primo esempio di narrazione di cui ho memoria risale a 53 anni fa. Avevo 5 anni, e mio zio Pacifico mi raccontò la storia di Giovanni Belforte, un eroe che, con una sola mano, sconfisse un drago. Prima IN SINTESI di iniziare, si schiarì la voce, raddrizzò la schiena e con una certa impostazione cominciò: “Marcuccio, devi sapere che durante i tempi antichi, quando c’erano i re che comandavano, i cavalieri che si sfidavano e la gente comune che pativa la fame, le terre erano infestate da draghi: lucertole giganti che sputavano fuoco e avevano una passione per le principesse…” Questa storia non solo mi insegnò il valore del coraggio, ma anche l’importanza dell’empatia e del mettersi nei panni degli altri. Solo più tardi compresi che l’eroe della storia era in realtà mio zio Pacifico. Affetto da poliomielite, aveva usato la narrazione come mezzo per accettare e superare la sua malattia. La sua era una storia di riscatto, e attraverso le sue parole, diventò il mio eroe, nonostante la sua menomazione.

In sintesi

Lo storytelling ha un potere taumaturgico che va oltre la semplice trasmissione di informazioni. Attraverso la narrazione, possiamo creare connessioni emotive profonde, promuovere l’empatia e migliorare il benessere psicologico. In un mondo in cui la tecnologia domina le nostre vite, raccontare storie resta un mezzo insostituibile per guarire e comprendere meglio noi stessi e gli altri.

BIBLIOGRAFIA
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